I radioamatori sono persone che usano apparati radiotrasmittenti e radioriceventi per comunicare con altre persone munite di analoghi apparecchi, su bande di frequenza appositamente autorizzate dagli Organi competenti.

L’utilizzo di questi apparati è subordinato al rilascio di apposita autorizzazione da parte delle Direzioni Compartimentali dell’Amministrazione del Ministero delle Comunicazioni.

L’Associazione dei Radioamatori Italiani (A.R.I.) è eletta, con DPR. 368 del 10 Gennaio 1950 dall’allora Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, in Ente Morale.
Ha come finalità quella di sviluppare, a scopo personale e senza fine di lucro, le tecniche di trasmissione radioelettriche nelle sue varie forme, mettendo a disposizione della collettività le proprie esperienze.

Questo in particolare significa garantire un servizio efficente di trasmissioni radio di emergenza anche nel caso di catastrofi naturali e ogni volta si renda necessario.

Attività istituzionale dell’ARI è anche quella di preparare agli esami per l’ottenimento della patente di radiooperatore che si tengono ogni anno secondo modalità definite dal Ministero delle Comunicazioni.
Guglielmo Marconi, inventando la “radio”, apre alla storia la possibilità di “comunicare senza fili”, utilizzando teorie ed esperienze di studiosi precedenti e contemporanei che però non avevano intuito questa caratteristica delle onde elettromagnetiche.

Sovente i Radioamatori vengono confusi con i CB e viceversa, ma esistono grandi differenze tra queste due figure di persone che utilizzano apparati ricetrasmittenti. Per essere CB è sufficiente richiedere al Ministero una concessione che permette di utilizzare apparati per la Banda Cittadina (operanti su 27 MHz) per chiacchierare in radio con gli amici, per usarlo come passatempo o anche per lavoro.

Il Servizio d’Amatore è invece un servizio di istruzione personale, di intercomunicazioni, di ricerche tecniche, effettuato da amatori (OM), cioé da persone debitamente autorizzate, interessate alla radiotecnica a solo titolo personale e senza interesse pecuniario (definizione dei Regolamenti Radio, stabiliti alla Convenzione dell’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni, I.T.U. Link esterno).

I radioamatori sono autorizzati ad operare nella propria residenza o in altra sede, come pure su un veicolo, natante o all’aperto.
La licenza autorizza all’uso di alcune gamme di frequenza, assegnate al Servizio d’Amatore da accordi internazionali, ed assegna al titolare un nominativo, codificato secondo norme riconosciute in tutto il mondo tramite le quali risulta immediato individuare la nazionalità della stazione.

La comunicazione tra radioamatori, che costituisce un vero e proprio “Servizio” internazionale, come riconosciuto formalmente nel 1927 dalla Conferenza della I.T.U. di Washington, può avvenire secondo modalità diverse quali il codice Morse (telegrafia), a voce diretta (telefonia), tramite telescrivente (RTTY), in digitale (packet radio), tramite segnale televisivo a scansione lenta (SSTV) o a scansione normale (ATV) e anche via satellite come ad esempio ITAMSAT, il satellite messo in orbita da radioamatori italiani il 26 Settembre 1993 o addirittura con gli astronauti a bordo della MIR ed ora della International Space Station grazie al progetto ARISS.


PERCHÉ I RADIOAMATORI VENGONO CHIAMATI “HAM RADIO”

La parola HAM è stata applicata nel 1908 per rappresentare i nominativi di una delle prime stazioni radio senza fili di dilettante, operata da alcuni membri dell’Harvard Radio Club (la Harvard University, a Cambridge, nel Massachusetts, è un’università privata di grande notorietà ed è il più antico ateneo degli Stati Uniti d’America).
Essi erano: Albert S. Hymann, Bob Almy e Peggie Murray.
In principio essi chiamarono la loro stazione “Hyman – Almy – Murray.
Utilizzando questo nominativo in CW, richiese una revisione ed essi lo cambiarono in “Hy – Al – Mu”, usando le prime due lettere di ciascun nome.
Nei primi del 1909, risultò una certa confusione tra i segnali della stazione di dilettante “HYALMU” ed una nave messicana chiamata “HYALMO”, così essi decisero di usare solo le prime lettere di ciascun nome ed il nominativo divenne “HAM”.
Nei primi, deregolati, pionieristici giorni della Radio, i dilettanti si sceglievano la propria frequenza ed il proprio nominativo.
Alcuni avevano, come succede oggi, segnali migliori di alcune stazioni commerciali.
Le interferenze che ne risultavano, pervennero all’attenzione della Commissione del Congresso in Washington ed essi si diedero da fare a lungo per proporre una legislazione progettata per limitare la attività dilettantistica.
Nel 1911, Albert Hymann scelse il testo della polemica regolamentazione sulla trasmissione radio come argomento della sua tesi ad Harvard.
Una copia fu inviata al senatore David Walsh. Il senatore fu così colpito che richiese ad Hymann di presentarsi prima della Commissione.
Egli fu messo sul podio e descrisse come la piccola stazione di dilettante era costruita e quasi gridò nel dire nella affollata Camera della Commissione che se il testo fosse andato avanti, avrebbero dovuto chiudere la stazione perché non avrebbero potuto sopportare le tasse di licenza e tutti gli altri requisiti che erano stabiliti nel testo.
Il dibattito si aprì e la piccola stazione “HAM” divenne il simbolo di tutte le piccole stazioni di dilettante del Paese che reclamavano di essere salvate dalla minaccia e dalla golosità delle grandi stazioni commerciali che non le volevano intorno.
Finalmente il testo raggiunse il piano del Congresso ed ogni relatore parlò della povera, piccola stazione “HAM”.
Così andarono le cose. L’intera storia si può trovare nelle registrazioni del Congresso.
In tutta la Nazione l’opinione pubblica associò la stazione “HAM” con i Radiodilettanti.
Da quel giorno ad ora e probabilmente fino alla fine dei tempi, in Radio un… Radioamatore è un “HAM”.