by Ivo IW1PAK

 

Ripropongo un vecchio articolo di Marino Miceli dal titolo “L’attività con basse potenze” apparso su Radio Rivista n° 4 del 1994, oggi più che mai attuale dopo che si è riscoperto il QRP, e vale la pena rileggerlo.

“Nella maggioranza dei casi, il QRP (5 W o meno) è stato per molti lettori una vera scoperta: nessuno pensava che al tempo d’oggi si potessero fare QSO e addirittura DX con potenze così modeste.
Eppure l’attività con piccole potenze ha una storia che ormai risale ad oltre 60 anni: dalla metà degli anni ’20 – fino all’inizio della seconda Guerra Mondiale – la maggior parte degli OM di tutto il mondo ha lavorato in “morse” con potenze che a fatica arrivavano ai 10 W.
Occorre inoltre tener presente che i ricevitori di allora, in gran parte rivelatori a reazione, con un triodo BF (OV1 o OV2), non erano per tanti versi, a cominciare dalla selettività, paragonabili a quelli degli ultimi decenni.
Apparati ed antenne, ma soprattutto il cavo concentrico flessibile, ci hanno viziato: si sono dimenticate le buone regole del passato, troppe volte si è affermato – anche autorevolmente – che “l’accordatore d’antenna” è un accessorio superfluo e fastidioso.
Insomma, pigrizia e cattiva letteratura ci hanno portato a sprechi d’energia e bassi rendimenti dei sistemi, che del resto “quando la propagazione tirava” consentivano egualmente il collegamento, anche se la potenza radiata non era poi tanto maggiore di quella che si impiegava un tempo.
Il successo, operando un QRP, si può avere anche ai nostri tempi, però tutta la stazione deve essere organizzata con intelligenza.
La potenza è piccola: perciò ogni cosa deve essere curata al massimo, affinché i pochi watt erogati vengano effettivamente irradiati con minima perdita.
Il segreto del successo è tutto qui.
Pochi “watt puliti” che prendono realmente la via dell’etere, una manipolazione chiara e limpida, anche se non veloce, un buon ricevitore.
Riguardo all’importanza dell’efficienza dell’antenna, citiamo una lettera pervenutaci da IK7TAM.
Il nostro socio si è convertito al QRP dopo uno dei nostri recenti scritti ed è anche diventato socio del Club G-QRP.
Egli ha cominciato l’attività impiegando un’antenna multibanda trappolata acquistata, che era in opera da qualche anno.
Risultati del tutto deludenti, perché non riusciva a farsi sentire e impiegando i 5 W non aveva fatto neppure un QSO.
Ha scritto allora a I0KWK per conoscere “i segreti dell’arte” e la risposta è stata:
“Costruisci un dipolo monobanda con cura ed abbandona la multibanda frutto di compromessi”.
I risultati conseguiti in 14 MHz con quell’economico dipolo, sono stati così lusinghieri che egli ha voluto subito informarci, dichiarando il suo entusiasmo per aver scoperto il piacere del QRP.
In proposito I0KWK commenta: “Da 29 anni impiego antenne hertziane ben accordate ed accuratamente tagliate per una singola gamma, e che non mi hanno mai deluso”.
Il dipolo hertziano monobanda è la più facile antenna autocostruibile; semplice, economica, generosa: un altro dei grandi meriti del prof. Hertz che meriterebbe un monumento da parte degli OM di tutto il mondo e di tutte le generazioni, non fosse che per essa. Tali considerazioni – direi monotone – vanno a complemento di quanto affermato su Radio Rivista 1/94 – pag. 88.
Riguardo al ricevitore, ne abbiamo parlato in quella “cronaca”; ad ogni buon conto, anche a costo di contraddire la “moda corrente” che propone per il QRP ricevitori semplici, persino a conversione diretta (DC), sosteniamo la necessità del “buon ricevitore” molto efficiente; anche quando la potenza di lavoro è piccola (QRP).
Non potete fare QSO se non sentite il corrispondente.
Per fare DX interessanti, l’operatore QRP non può gettarsi a capofitto nei “pile up” attorno alle stazioni rare.
Deve invece lavorare in ore insolite, quando c’è poca concorrenza: conoscendo bene l’andamento della propagazione ionosferica, val più la pena operare quando una certa gamma si apre per le grandi distanze (vedansi articoli apparsi su R.R. nel periodo maggio 1989 – gennaio 1994).
Il momento magico della facile propagazione a grande distanza con piccole potenze, è quello in cui l’attenuazione è minima lungo la “linea grigia”. Difatti nella banda crepuscolare attorno al terminatore si hanno condizioni eccezionali.
Intendasi per “terminatore” quel cerchio, attorno al Globo, che delimita la porzione “oscurata”, la cui posizione varia continuamente (15° all’ora) e dipende, come ovvio, dalla stagione.
Impossessarsi di questo meccanismo (vi sono ausili grafici e software ad hoc) significa avere la chiave del successo col QRP.
Quando siete in tali condizioni, specie al mattino (la concorrenza europea è minore) fate del brevi CQ se non sentite nessuno – il bravo DXer ascolta molto ma chiama poco.
Allora avrete la sorpresa di sentire risposte dai paesi più lontani, che sono congiunti all’ltalia dalla “banda crepuscolare”, anche se la potenza che usate non arriva ai 5 W input.
Naturalmente, le buone condizioni, la facilità del collegamento in alcune gamme e tanti altri fattori, influenzano il QRP come ogni altro amatore e chi si dedica alle HF deve fare i conti con l’attività solare (R.R. 1/94 pag. 84).
In proposito trovo interessante la figura 1, nella quale DJ7ST correla le “entries” dei Contest QRP con l’attività solare: il minimo dell’indice solare si ebbe nell’autunno 1986, quando si passò dal 21° al 22° (settembre ’86).
Vi si osserva che l’operatività del 1986, anno del “minimo”, è stata più alta di quella dell’89, anno in cui le gamme alte cominciarono a godere di eccezionali condizioni. Negli ultimi tre anni, il numero delle entries è poi salito apprezzabilmente, ciò si deve forse ad un maggior interesse per il QRP, che, ad onta delle maggiori difficoltà, dà una certa preferenza alle gamme 3,5 e 7 MHz.”

 

73 de Ivo IW1PAK

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